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Terapeutica Artistica e Opera condivisa

Attraverso la guida esperta dell’Artista Terapista, ognuno può liberamente esperire la forza rigenerante e trasformativa della materia. Il processo creativo è sempre un atto trasformativo e non occorre avere particolari doti artistiche per sperimentarne le infinite possibilità terapeutiche.Le sinergie fra corpo, materia, immaginario e processo artistico costituiscono i fondamenti di questo metodo che si traduce nella restituzione finale dell’opera condivisa, testimonianza dell’azione creativa corale del gruppo partecipante.

L’atmosfera che il lavoro di gruppo riesce a creare, si carica di energie condivise, creando una modalità relazionale nuova, dove il FARE INSIEME, libero da pregiudizi e competizioni, toglie ogni ansia di prestazione.

Le tecniche e gli strumenti adottati, proposti con sensibilità e attenzione metodologica, facilitano l’espressione e hanno un effetto maieutico sui partecipanti. 

La terapeutica artistica conduce l’individuo all’incontro con la propria potenzialità creativa.

Utilizzando il linguaggio universale dell’arte, dialoga sia con soggetti sani sia con soggetti svantaggiati o malati.

Opera tramite laboratori e atelier sperimentali, direttamente nei luoghi del disagio, come le carceri, o dell’assistenza e della cura, come i reparti ospedalieri di pediatria, oncologia, psichiatria, geriatria.

Trae i propri fondamenti teorici da un’eredità storica di enorme portata, attingendo a saperi diversi, dalla psichiatria alla psicanalisi, alla storia dell’arte, all’estetica di orientamento fenomenologico.

Guida alla condivisione di un’esperienza che scaturisce dal confronto tra due sguardi, tra due mondi: quello artistico e quello della psiche.Punta sulla valenza sociale riabilitativa indotta dal coinvolgimento degli individui in un’esperienza collettiva. Tutti insieme partecipano dunque alla realizzazione di un’opera condivisa.

 

“Opera condivisa: ciò che la rende originale è la possibilità di condividerla.

 

Il concetto di condivisione è proprio il contrario di quello di fusione. Etimologicamente il significato è opposto a quello che spesso viene associato alla parola.

Infatti, mentre fondersi con gli altri significa perdere la propria identità, le proprie caratteristiche e valori in favore di un ambito comune, con-dividere significa dividere insieme.

Si è sempre se stessi, insieme a qualcun altro anzi, si viene confermati dalla sua presenza nella propria unicità.

Il sistema dell’arte ha imposto una figura di artista solitario e narciso che difficilmente può inserirsi in un contesto terapeutico dove le energie di tutti sono profuse in una direzione che ha poco a che fare con le ambizioni personali. In quest’ambito sparisce il palcoscenico e tutto si gioca nell’intima processualità del fare dove l’artista terapista è co-protagonista insieme a tutti i presenti.

 

Le modalità operative di coloro che aspirano a mettere in atto un processo creativo condiviso partono da un dialogo squisitamente dialettico per arrivare in un secondo tempo al fare. Inizialmente si pone al centro della discussione il problema e ogni singolo componente porta un suo personale progetto che, una volta eletto a progetto del gruppo, perde l’individuale proprietà ideativa e diventa patrimonio collettivo.

A questo punto ognuno ha la facoltà di portare la propria personale visione sul progetto che non è più l’idea dell’altro, che la porrebbe in una condizione di intoccabilità. I partecipanti possono proporre modifiche al progetto e cominciano a lavorarci intensamente e a sentirlo come proprio. La capacità di mettersi in discussione fa di loro un organismo coeso ed evita il rischio di trasformarlo in un mosaico in cui i singoli pezzi portano solo visioni unilaterali e rendono impossibile una visione di sintesi. In questo modo il progetto cambia progressivamente fino a concludersi in una forma che riassuma in sé il risultato del processo. Quella del coro è la condizione a cui possiamo riferirci per meglio comprendere questa modalità di lavoro. L’unicità delle singole voci del coro è la sua ricchezza che però diviene feconda solo nel momento in cui si accorda su uno spartito comune e dà vita al concerto, ad un’ opera coesa in cui è la co-azione di tutti che crea la forma e non più il singolo”.

 

- Testo a cura dell’Artista e Docente del corso “Didattica dei linguaggi artistici” all’interno del biennio di Terapeutica Artistica dell’Accademia di Belle Arti di Brera: DANIELA ZARRO -

 

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MANDALA DI SALE - OPERA CONDIVISA

L'azione, scaturita intorno a un centro simbolico, genera un complesso disegno ricco di simboli e stratificazioni,realizzato collettivamente senza un progetto preordinato,utilizzando sale marino preventivamente pigmentato in tutte le sfumature dell'arcobaleno.

ANTROPOMETRIE
Laboratorio sul corpo e sul movimento.
I segni grafici tracciati su grandi fogli,sono l’autoritratto del nostro corpo e corrispondono in modo preciso a tutte quelle varianti che ci rendono unici e diversi tra di noi, come ad esempio l’altezza, la lunghezza degli arti, la resistenza, l’agilità ecc… Unendo in questa maniera segno e movimento in un unico gesto. I segni lasciati a turno da due persone o due bambini diversi si possono sovrapporre,e in questa fase è molto interessante notare le differenze che caratterizzano ognuno.

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